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Dichiarazione di Dublino

 

Dichiarazione di Dublino

sul rapporto fra lingue ufficiali e lingue regionali e minoritarie in Europa

 

  1. La situazione linguistica interna dei Paesi europei presenta notevoli differenze a causa delle diverse condizioni storiche, sociali e politiche di ciascuno di essi. I membri dell’EFNIL, in qualità di istituzioni nazionali o centrali degli Stati della Ue, sono impegnati a sostenere la loro lingua o le loro lingue standard /ufficiali attraverso la ricerca linguistica, gli interventi relativi allo status della lingua e alla guida dei suoi mutamenti, la raccolta di dati e documenti, e la politica linguistica. Hanno inoltre la responsabilità di monitorare attentamente i cambiamenti relativi all’uso della lingua e alla diversità linguistica nel proprio Paese.

 

  1. I termini ‘lingua minoritaria’ e ‘lingua regionale’ sono connotati sul piano ideologico dal momento che esistono altri termini, come ‘lingua nazionale’ o ‘lingua ufficiale’, per indicare la condizione o lo status di una lingua (es. lingua indigena, autoctona, etnica, poco diffusa, co-ufficiale, dialetto, non territoriale, dominante). L’uso di questa varietà di termini è indicativa di per sé della complessità del rapporto esistente fra le diverse lingue e fra la lingua e la società. L’EFNIL intende contribuire alla acquisizione di una maggiore consapevolezza nei confronti dell’uso di questi termini, in particolare per quanto riguarda i documenti ufficiali e la politica linguistica.

 

  1. L’EFNIL ritiene che tutte le lingue, incluse le lingue minoritarie, abbiano pari valore sul piano culturale. L’EFNIL non fa distinzione, per ciò che riguarda l’accesso al sapere e all’educazione linguistica, fra lingue autoctone, lingue dei migranti e lingue minoritarie. A tal fine l’EFNIL sostiene l’inserimento del maggior numero possibile di lingue nei curricola scolastici ed esorta le autorità statali ad agire attivamente affinché le lingue minoritarie dei migranti abbiano una collocazione nei programmi scolastici e/o venga offerta la possibilità di accedere all’educazione in queste lingue ogni qual volta sia possibile.

 

  1. I gruppi linguistici che vivono fuori degli Stati nei quali la loro lingua ha le sue radici o che non hanno uno Stato di riferimento dovrebbero essere garantiti – attraverso accordi bilaterali per quanto riguarda i gruppi che hanno uno Stato di riferimento, o altri accordi con valore legale per quelli che non lo hanno - in merito al rispetto e alla valorizzazione dei loro diritti linguistici. Ciò potrebbe contribuire al miglioramento delle relazioni, degli scambi e delle attività economiche internazionali.

 

  1. È atteso che i cittadini di uno Stato abbiano una buona padronanza in una particolare lingua, generalmente definita ‘lingua nazionale’ o ‘lingua ufficiale’.  In molti Paesi coloro che intendono acquistare la cittadinanza devono dar prova della loro competenza in tale lingua. In alcuni Stati questo requisito riguarda una sola fra più lingue ufficiali. Ciò non deve significare che le altre lingue autoctone, in quanto elementi costitutivi del Paese e parte del suo patrimonio culturale, non debbano essere tenute in adeguata considerazione. Il recente rapido decremento del numero di parlanti di alcune di queste lingue è oggi ragione di grave preoccupazione. L’EFNIL esorta le autorità statali e i privati cittadini a riconoscere i benefici in campo cognitivo, sociale, politico e economico che derivano, per la comunità nazionale , dalla condizione di bi- o multilinguismo di tutti i suoi membri.

 

  1. La complessa situazione linguistica esistente oggi nella maggior parte dei Paesi europei risulta talvolta poco perspicua a causa della mancanza di statistiche recenti e affidabili. L’EFNIL, riconoscendo le condizioni di pluralità sociale esistenti in Europa e la conseguente necessità di coesione sociale, si propone di promuovere il plurilinguismo dei cittadini europei e di lavorare insieme alle altre organizzazioni europee per raccogliere e far circolare dati certi e buone pratiche in questo settore.
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