Van Hoorde - Italiano
MA LE COSE STANNO ANDANDO DAVVERO COSÌ MALE?Perdita di funzionalità nel neerlandeseIn quest’articolo voglio descrivere il quadro complessivo della problematica di perdita di funzionalità, dal punto di vista del neerlandese. Sebbene esistano certamente settori dove la nostra lingua sta perdendo terreno, il quadro complessivo non deve dar luogo ad allarmismi: il neerlandese si trova in un’ottima condizione di salute e non è certamente minacciato. Se parliamo di perdita di funzionalità, ci riferiamo ad un quadro di competizione tra il neerlandese e un’altra lingua, che è dominante rispetto ad esso. Questa lingua è indubbiamente l’inglese. Qui bisogna distinguere fra funzioni che da sempre appartengono al neerlandese e altre che esso non ha mai avuto. Questa distinzione ci porterà alla conclusione che la competizione con l’inglese è solo parziale e non ‘a tutto campo’. Un’altra osservazione preliminare riguarda la questione della legittimità di eventuali interventi da parte della politica linguistica. I mutamenti – guadagni o perdite – di funzionalità nell’ambito del contatto e della concorrenza fra varie lingue sono in gran parte processi spontanei. Si tratta infatti delle manifestazioni linguistiche di cambiamenti più ampi, di natura sociale e geopolitica. La questione della legittimità è fondamentale e non può essere risolta dal solo punto di vista dei presunti interessi della lingua come bene culturale e storico a sé stante. Punto di riferimento devono essere soprattutto gli interessi dei cittadini, vale a dire i loro bisogni comunicativi nella società odierna sempre più globale. In quest’articolo il lettore troverà le risposte che ha dato finora la Nederlandse Taalunie. Una conclusione importante sarà che qualsiasi politica nazionale a questo proposito è destinata a rimanere incompiuta senza una dimensione internazionale. Per questo ci sono ottime opportunità d’azione per la nostra Federazione! Più ottimismo per favore! Andiamo con ordine e torniamo alla situazione in cui si trova attualmente la lingua neerlandese. In Olanda e nelle Fiandre, come in molti paesi, lo stato di salute della lingua nazionale è all’ordine del giorno. A quanto si legge sui giornali, si potrebbe pensare che sia ormai opinione comune che il neerlandese si trovi irrimediabilmente in una situazione perdente rispetto all’inglese. Secondo non pochi osservatori la nostra lingua rischia di diventare una ‘lingua di casa, giardino e cucina’, come si dice da queste parti, ossia una lingua usata solo ed esclusivamente per i registri più informali e intimi della vita e non più sulla scena pubblica. Quest’allarmismo non è basato su dati empirici e obiettivi e non trova alcuna giustificazione. Al contrario: se osserviamo la situazione con un po’ di distacco e da una prospettiva storica più ampia, dobbiamo venire alla conclusione che il neerlandese si trovi in ottima salute. Negli ultimi 50 anni or sono, si è verificata perfino una forte espansione, dovuta a fenomeni sociali importantissimi quali la scolarizzazione, la democratizzazione e la diffusione dei media. Dove solo cinquant’anni fa, soprattutto nelle Fiandre, la maggior parte della popolazione non sapeva parlare o scrivere il neerlandese standard, ora questa varietà è indubbiamente quella più diffusa e più usata in entrambi i paesi. Mai prima nella sua storia il neerlandese è stato usato da tante persone, per parlare o scrivere di tanti argomenti, in situazioni e contesti così diversi! Il buono stato di salute del neerlandese risulta anche dall’analisi attenta di alcuni indicatori importantissimi, anzitutto la sua posizione come lingua ufficiale, sia per legge nel Belgio, sia di fatto nei Paesi Bassi. Questa posizione è indiscussa e non subisce neanche la pur minima concorrenza. Il neerlandese è la sola lingua della vita politica, della legislazione, della giustizia, dell’istruzione pubblica elementare e media, sui giornali e sui grandi media nazionali, pubblici e privati. Un secondo indicatore importante è che non si verifica alcuna perdita generazionale. Genitori neerlandofoni che scelgono di allevare i loro bambini solo in inglese sono veramente molto rari. Inoltre, quei pochi che lo fanno non sono considerati come esempi da seguire, bensì come persone che si pavoneggiano. Indicativo in questo caso è il paragone con la situazione in cui si trovano i nostri dialetti. Essi sono quasi dovunque in via d’estinzione. Questo declino ormai ineluttabile si è fatto veramente drammatico al momento in cui sempre più genitori ritenevano che la lingua che parlavano fra di loro non fosse più adatta ad essere tramandata ai propri bambini e, quindi, dovesse essere sostituita dalla lingua standard. In questo modo, in quasi una sola generazione, il dialetto è passato da varietà più usata nella comunicazione quotidiana ad una varietà sempre più minoritaria, specie fra i giovani! Per quanto ci risulta, questo fenomeno non si verifica neppure minimamente ai danni del neerlandese standard. L’adattamento linguistico dei giovani alloctoni costituisce il nostro terzo indicatore. Quei giovani adottano il neerlandese - e nessun’altra lingua - come strumento d’interazione con il loro ambiente, almeno al di fuori della comunità d’appartenenza. Molto spesso questi ragazzi hanno a che fare con ritardi scolastici in più materie, dovuti ad una padronanza monca del neerlandese, la lingua d’istruzione nelle scuole. Tuttavia, non c’è dubbio che essi adottino il neerlandese – e nessun’altra lingua – come strumento di comunicazione. Ricerche scientifiche presso i discendenti dei flussi migratori meno recenti, per esempio quello italiano nel Belgio e in Olanda dell’immediato dopoguerra, dimostrano che si ‘dimentica’ velocemente la lingua d’origine e che nell’arco di poche generazioni si realizza un’assimilazione quasi totale. L’ultimo fattore indicativo per la posizione forte del neerlandese sono le nuove tecnologie. La nostra lingua viene inserita nelle nuove tecnologie automaticamente e in modo indiscusso. I problemi che esistono non sono dovuti a mancanza di buona volontà, ma piuttosto a mancanza dei dati linguistici necessari per il suo inserimento. Per questo motivo, la disponibilità dei dati descrittivi essenziali nei formati adeguati all’uso da parte dell’industria è per la Nederlandse Taalunie una delle sfide più importanti. Il suddetto quadro deve servire da sfondo per qualsiasi discussione sulla ‘piena’ funzionalità della nostra lingua e deve proteggerci da una deriva in senso allarmistico. Lottare per funzioni che il neerlandese non ha mai avuto? Il neerlandese non è mai stato lingua internazionale, usata anche tra utenti non nativi. Infatti, il neerlandese non è mai stato neanche lingua ufficiale presso organismi internazionali. L’Unione europea è l’unica eccezione, e lì il suo uso come lingua di lavoro vera e propria si limita del tutto alle sedute plenarie del parlamento europeo e alle riunioni ufficiali del Consiglio europeo. Dunque, trovandosi in situazioni internazionali, i neerlandofoni devono far uso di un’altra lingua. Nel passato era il francese, il tedesco, l’inglese e - molto prima – il latino. La scelta dipendeva da un numero di fattori: il pubblico, l’argomento in questione e così via. Oggigiorno la lingua veicolare è quasi sempre l’inglese. Tuttavia, nella comunicazione internazionale, l’inglese non costituisce alcuna minaccia per la funzionalità del neerlandese, poiché la nostra madrelingua non ha semplicemente mai avuto questa funzione. Se parliamo di competizione fra neerlandese e inglese non facciamo dunque riferimento alla comunicazione settoriale di tipo internazionale. Per questo motivo abbiamo affermato che la concorrenza fra le due lingue è solo parziale. Di concorrenza vera e propria si può parlare solo se e quando l’inglese entra in un settore che tradizionalmente appartiene al neerlandese. Qui ci troviamo di fronte ad una differenza molto importante rispetto a lingue come il francese e il tedesco, poiché queste ultime possiedono anch’esse una tradizione da lingue internazionali, usate anche da parlanti non nativi per comunicare fra di loro. Quest’uso è senza dubbio in declino, certamente da parte dei neerlandofoni. Il suddetto declino è dovuto a mutamenti di natura geopolitica, vale a dire la posizione dominante degli Stati Uniti sulla scena politica internazionale e nel campo dell’economia e del commercio, della tecnologia e nel mondo della ricerca scientifica. Non si vede come questa dominanza dell’inglese possa essere contrastata dalle altre lingue europee che hanno da sempre questa stessa funzionalità. A questo punto c’è bisogno di un’ulteriore chiarificazione. Se ho fatto presente che l’inglese usato in campo internazionale – anche dai neerlandofoni – non costituisce alcuna minaccia per il neerlandese, mi riferisco solo al suo uso come strumento di comunicazione settoriale. Quest’uso non implica una piena padronanza dell’inglese in tutti i domini funzionali immaginabili e per qualsiasi registro. Una tale piena padronanza significherebbe una quasi totale intercambiabilità tra inglese e neerlandese. In parole povere: in questo caso l’inglese potrebbe sostituire il neerlandese in tutte le situazioni sociali immaginabili, a scelta dell’utente. Un’eventuale intercambiabilità del genere potrebbe costituire davvero una minaccia per il neerlandese, poiché potrebbe essere causa di perdite generazionali! Oltre al cresciuto prestigio dell’inglese negli ultimi decenni, dobbiamo mettere in rilievo un altro cambiamento ugualmente importante. Fino a pochi decenni fa, la comunicazione internazionale era il dominio esclusivo di una piccola élite, per esempio del mondo della diplomazia e del commercio internazionale. Oggigiorno è una necessità per un numero sempre crescente di cittadini. Di conseguenza sempre più cittadini hanno bisogno dello strumento di una lingua internazionale, e – date le circostanze menzionate sopra - solo l’inglese è in grado di svolgere questa funzione. I cambiamenti sociali, come la crescente mobilità della gente e la disponibilità di potenti mezzi di comunicazione su scala mondiale, stanno cambiando in modo profondo i bisogni linguistici dei nostri cittadini. Per questo motivo non possiamo pretendere di tenerli rinchiusi in un habitus monolingue ormai sorpassato, per il solo motivo che vogliamo difendere la gloria e la vecchia, sorpassata posizione di dominanza della nostra lingua nazionale. E le funzioni del neerlandese? Quindi, tutto bene nel migliore dei mondi? Ovviamente no, poiché in alcuni settori importantissimi che tradizionalmente sono del neerlandese, l’inglese è entrato in gioco. In questi settori la nostra lingua sembra perdere sempre più terreno. Tra tutti i settori dove si può costatare un’erosione del neerlandese, il mondo scientifico è senz’altro quello più importante. Le pubblicazioni scientifiche nella nostra comunità sono sempre più il dominio esclusivo dell’inglese. Questo vale anche per le scienze umane ed umanistiche. Perfino chi pubblica i risultati delle sue ricerche sull’uso degli articoli nel neerlandese lo fa ormai in inglese, anche se i colleghi a cui si rivolge sono tutti parlanti di neerlandese, se non come lingua materna almeno come lingua straniera. Il neerlandese è senz’altro anche in ritirata come strumento di comunicazione nelle lezioni presso le università e gli atenei. Quest’evoluzione ai danni del neerlandese è stata rafforzata dalle riforme in corso in base alla cosiddetta dichiarazione di Bologna. In Olanda, del resto, sono sempre più numerose le scuole medie che usano l’inglese accanto al neerlandese come lingua d’istruzione per materie come storia, matematica e via dicendo. Poi ci sono le aziende, grandi e piccole, che, per una presunta vocazione internazionale, impongono l’inglese come lingua aziendale ai loro dipendenti, anche nei casi in cui quei dipendenti siano solamente in contatto con altri neerlandofoni. Infine, alcuni settori culturali sono ormai dominati dall’inglese. Fra questi voglio menzionare la musica leggera, i popolari videogiochi e la cultura giovanile in generale. Poi ci sono i film e i media. A chi da noi in prima serata sta davanti al televisore e naviga tra i vari canali televisivi, potrebbe venire l’impressione di trovarsi in Texas o New York. Infatti, solo i sottotitoli gli ricorderanno il fatto che egli si trova in Olanda o nelle Fiandre! Quindi, benché il quadro generale non debba dar luogo ad allarmismo, ciò non significa che la comunità neerlandofona non debba stare all’erta, che la nostra lingua non abbia bisogno di essere tutelata e sostenuta. Un atteggiamento ‘non interventista’ di ‘lasciar stare, lasciar andare’ potrebbe essere molto dannoso alla piena funzionalità della nostra lingua. Dovrebbe intervenire la politica linguistica? Qui sopra abbiamo espresso la nostra convinzione che sia auspicabile intervenire politicamente. Però, dobbiamo anche porci la domanda se sia nello stesso tempo legittimo, siccome si tratta pur sempre di cambiamenti spontanei – per lo più ampliamenti dei cosiddetti forum, delle scene di comunicazione e interazione. Se i nostri cittadini nei suddetti settori scelgono di sostituire una lingua (il neerlandese) con un’altra (l’inglese), le loro buone ragioni le avranno! Tutto qui? No, il discorso non può finire qui. Secondo la Taalunie non è solo auspicabile ma anche legittimo intervenire politicamente, non tanto per il solo bene e la gloria della nostra lingua come bene culturale a sé stante che merita di essere conservato, quanto per il bene degli utenti, dei cittadini neerlandofoni. Le lingue nazionali sono senz’altro quelle maggiormente diffuse fra tutta la popolazione. Per questo motivo esse possono garantire il più ampio accesso a tutta l’informazione e tutte le fonti del sapere. Un’eventuale perdita di funzionalità comporterebbe inevitabilmente l’esclusione dei ceti più deboli dalle fonti d’informazione. Una minore funzionalità delle nostre lingue nazionali comporterebbe ulteriormente una società a due velocità, un’ulteriore divisione in cittadini di serie A e di serie B. Durante il convegno di Mannheim A. Christidis del Centre for Greek Language sosteneva che nellaWhat is needed is a passage from acultural (or multicultural) conception of language to a social conception. Under such a shift ofNoi della Taalunie• lo status planning, o la pianificazione dello status e la posizione (ufficiale) della lingua;• il corpus planning, o la pianificazione dell’insieme dei dati descrittivi fondamentali della lingua e• l’acquisition planning, cioè la pianificazione dell’apprendimento e dell’insegnamento della lingua.La politica della Taalunie: aspetti che riguardano la posizione del neerlandese Come vale forse per la maggior parte delle altre lingue nazionali in Europa, il settore dove il neerlandese è più a rischio è indubbiamente quello dell’insegnamento e della ricerca scientifici. Come si può tutelare la posizione del neerlandese in questi settori? E come si può sperare di essere efficaci, vale a dire di contribuire ad un rafforzamento reale e misurabile del neerlandese? La prima sfida a questo proposito è di far sì che il neerlandese possa rimanere lingua d’istruzione nei corsi presso le scuole superiori e gli atenei. Secondo la Taalunie non basta imporre il neerlandese come lingua obbligatoria o proibire l’uso di altre lingue. I nostri istituti si trovano di fronte ad una competizione internazionale e sentono il bisogno di attirare studenti, professori e ricercatori di altri paesi. In quest’ambito, una limitazione linguistica troppo forte sarebbe considerata come un ostacolo all’eccellenza scientifica. Molto probabilmente non sarebbe nemmeno osservata dagli stessi istituti. Per questo motivo il consiglio consultivo della Taalunie propone di distinguere fra il livello del masters e quello del bachelors. Il consiglio propone che almeno il bachelors possa rimanere il dominio quasi esclusivo del neerlandese, con solo poche eccezioni ben definite. Per quanto riguarda il livello del masters, il consiglio è d’accordo con una maggiore libertà di scelta, secondo le circostanze e i bisogni degli istituti e soprattutto degli studenti. La proposta include di garantire a tutti gli studenti il diritto di sostenere gli esami nella propria lingua materna. Inoltre, la Taalunie cerca in vari modi di sostenere l’uso del neerlandese per pubblicazioni scientifiche, se non quelle destinate agli addetti ai lavori, almeno nel campo della divulgazione. Un’iniziativa recente in questo campo è l’assegnazione di un premio per la miglior tesi di laurea. Questi sono solo alcuni esempi di interventi sulla posizione, lo status della lingua. Si vede che essi hanno sempre lo scopo di facilitare l’uso del neerlandese e di tutelare i diritti dei suoi utenti. Si cerca non tanto di proibire l’uso dell’inglese o di altre lingue, quanto di garantire che anche il neerlandese possa essere usato negli stessi contesti e con uguale efficacia e facilità! La Taalunie e gli aspetti che riguardano il corpus della lingua La stessa filosofia è alla base delle nostre azioni nel campo del cosiddetto corpus della lingua, in primo luogo le azioni che concernono la disponibilità dei dati descrittivi fondamentali del neerlandese. Questi dati costituiscono una condizione indispensabile per la produzione di strumenti d’uso, appartenenti alle nuove tecnologie o meno, come per esempio dizionari, grammatiche, sistemi di ricognizione del linguaggio parlato, sistemi di traduzione automatica e via dicendo. Esempi di risorse linguistiche a cui la Taalunie ha dato un contributo fondamentale sono i corpus di testi presso l’istituto di lessicografia neerlandese (Instituut voor Nederlandse Lexicologie, INL), un vasto corpus del neerlandese parlato e la grammatica generale del neerlandese (Algemene Nederlandse Spraakkunst, ANS). Come ho già detto nell’introduzione di quest’articolo, non manca certamente la buona volontà da parte dell’industria di inserire il neerlandese nei nuovi sistemi tecnologici. Però, mancano spesso i dati necessari, e – date le limitazioni del mercato neerlandofono - i mezzi finanziari per raccoglierli. Per questo motivo, in una comunità linguistica come quella neerlandofona, ci vuole un ruolo molto attivo da parte del settore pubblico. La Taalunie svolge esattamente questo ruolo! Le risorse linguistiche sono la materia prima per lo sviluppo di prodotti da parte del mercato. Per quanto riguarda i prodotti per i consumatori finali, la politica della Taalunie è piuttosto prudente, poiché in linea di principio la Taalunie non vuole interferire nei processi e nei rapporti di mercato. Tuttavia, la Taalunie ritiene di avere un ruolo almeno complementare anche in questo campo. Se si constata che certe categorie d’utenti abbiano bisogno di certi prodotti e che questi prodotti non vengano sviluppati dal mercato, la Taalunie può dare impulsi al mercato e può perfino decidere di sviluppare certi prodotti essa stessa. Negli ultimi anni la Taalunie ha contribuito in modo decisivo a realizzazioni come: • vari dizionari bilingui di qualità tra il neerlandese e:• alcune lingue nazionali d’Europa ‘meno diffuse’ (italiano, svedese, danese, finlandese);• lingue di minoranze culturali all’interno della nostra comunità (arabo, turco)• NL-Translex, un sistema di traduzione automatica tra il neerlandese da una parte e l’inglese e il• grammatiche comparative per parlanti nativi del tedesco e del francese.La Taalunie e gli aspetti che riguardano l’apprendimento della lingua Infine, siamo giunti all’apprendimento e all’insegnamento del neerlandese. In questo settore, la nostra politica è meno autonoma rispetto alle categorie precedenti. Infatti, l’insegnamento del neerlandese è e rimane la prerogativa dei ministeri dell’istruzione pubblica dei due paesi membri della Taalunie. Le azioni della Taalunie in questo campo sono dunque complementari rispetto alle politiche nazionali. L’obiettivo principale delle nostre azioni è di creare delle opportunità flessibili per chi vuole imparare la nostra lingua, non solo nell’ambito del sistema scolastico ordinario, ma in tutti i modi, formali ed informali, a tutti i livelli, per tutti coloro che ne hanno bisogno. Fra questi ci sono naturalmente gli adulti, per esempio nell’ambito della formazione professionale ed aziendale. In questi ultimi anni abbiamo dedicato particolare attenzione alle nuove tecniche d’insegnamento a distanza, attraverso Internet, il cosiddetto e-learning, e ai materiali didattici adeguati a questi metodi. Inoltre, la Nederlandse Taalunie ha svolto un ruolo cruciale nell’ideare e nell’eseguire una cosiddetta ‘politica linguistica sociale’. La maggior parte di queste azioni si situano nell’ambito dell’integrazione di minoranze culturali. Infatti, esse costituiscono il componente linguistico delle politiche d’integrazione. Inutile affermare come le suddette azioni rafforzino la posizione del neerlandese come strumento indispensabile per il pieno inserimento nella società di tutti i cittadini di qualunque appartenenza culturale. In questo modo esse rafforzano di fatto lo status del neerlandese come lingua nazionale, perfino nel senso di elemento formativo della nazione. La dimensione internazionale e la Federazione Dall’esposizione fin qui svolta si può concludere che una comunità linguistica può già fare molte cose per tutelare la sua piena funzionalità della propria lingua. Però, negli ultimi dieci anni la Taalunie ha dovuto constatare che la politica nazionale 1 ha troppi limiti. Certe sfide, importantissime per lafiets’, senza dover digitare traduzioni di questo termine in altre lingue! E sarebbeFederazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali (EFNIL2). Vorrei concludere questo1 Uso questo termine anche per la politica della Taalunie a favore della comunità neerlandofona,2 Acronimo del nome in inglese.Bibliografia Christidis, A. Ph. (2002) Europäische Hochsprachen und mehrsprachiges Europa. Das Zentrum für die Griechische Sprache. G. Stickel (Ed.), Europäische Hochsprachen und mehrsprachiges Europa(pp. 165-169). Mannheim: Institut für Deutsche Sprache. Eco, U. (1993). La ricerca della lingua perfetta, Roma – Bari: Laterza Editori.Mondo globale, mondi locali. Cultura e politica alla fine del ventesimo secolo.Bologna: Il Mulino. Giglioli, P. P. & F. Giolo (Eds.) (2000). Linguaggio e contesto sociale. Bologna: Il Mulino.Institutional Status and Use of(pp. 219-226). Sankt Augustin: Asgard Verlag.Historical Linguistics. A Survey. London: RoutlegeEuropäische Hochsprachen und mehrsprachiges Europa (pp. 62 – 71). Mannheim: Institut fürCommunicatief bekeken.(pp. 203 – 209). Mechelen: Kluwer.Document Actions |
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