Personal tools
You are here: Home Conferences Stockholm 2003 Speeches Van Hoorde - Italiano

Van Hoorde - Italiano

MA LE COSE STANNO ANDANDO DAVVERO COSÌ MALE?

Perdita di funzionalità nel neerlandese

In quest’articolo voglio descrivere il quadro complessivo della problematica di perdita di funzionalità,

dal punto di vista del neerlandese. Sebbene esistano certamente settori dove la nostra lingua sta

perdendo terreno, il quadro complessivo non deve dar luogo ad allarmismi: il neerlandese si trova in

un’ottima condizione di salute e non è certamente minacciato.

Se parliamo di perdita di funzionalità, ci riferiamo ad un quadro di competizione tra il neerlandese e

un’altra lingua, che è dominante rispetto ad esso. Questa lingua è indubbiamente l’inglese. Qui

bisogna distinguere fra funzioni che da sempre appartengono al neerlandese e altre che esso non ha

mai avuto. Questa distinzione ci porterà alla conclusione che la competizione con l’inglese è solo

parziale e non ‘a tutto campo’.

Un’altra osservazione preliminare riguarda la questione della legittimità di eventuali interventi da parte

della politica linguistica. I mutamenti – guadagni o perdite – di funzionalità nell’ambito del contatto e

della concorrenza fra varie lingue sono in gran parte processi spontanei. Si tratta infatti delle

manifestazioni linguistiche di cambiamenti più ampi, di natura sociale e geopolitica. La questione della

legittimità è fondamentale e non può essere risolta dal solo punto di vista dei presunti interessi della

lingua come bene culturale e storico a sé stante. Punto di riferimento devono essere soprattutto gli

interessi dei cittadini, vale a dire i loro bisogni comunicativi nella società odierna sempre più globale.

In quest’articolo il lettore troverà le risposte che ha dato finora la Nederlandse Taalunie. Una

conclusione importante sarà che qualsiasi politica nazionale a questo proposito è destinata a rimanere

incompiuta senza una dimensione internazionale. Per questo ci sono ottime opportunità d’azione per

la nostra Federazione!

Più ottimismo per favore!

Andiamo con ordine e torniamo alla situazione in cui si trova attualmente la lingua neerlandese. In

Olanda e nelle Fiandre, come in molti paesi, lo stato di salute della lingua nazionale è all’ordine del

giorno. A quanto si legge sui giornali, si potrebbe pensare che sia ormai opinione comune che il

neerlandese si trovi irrimediabilmente in una situazione perdente rispetto all’inglese. Secondo non

pochi osservatori la nostra lingua rischia di diventare una ‘lingua di casa, giardino e cucina’, come si

dice da queste parti, ossia una lingua usata solo ed esclusivamente per i registri più informali e intimi

della vita e non più sulla scena pubblica.

Quest’allarmismo non è basato su dati empirici e obiettivi e non trova alcuna giustificazione. Al

contrario: se osserviamo la situazione con un po’ di distacco e da una prospettiva storica più ampia,

dobbiamo venire alla conclusione che il neerlandese si trovi in ottima salute. Negli ultimi 50 anni or

sono, si è verificata perfino una forte espansione, dovuta a fenomeni sociali importantissimi quali la

scolarizzazione, la democratizzazione e la diffusione dei media. Dove solo cinquant’anni fa,

soprattutto nelle Fiandre, la maggior parte della popolazione non sapeva parlare o scrivere il

neerlandese standard, ora questa varietà è indubbiamente quella più diffusa e più usata in entrambi i

paesi. Mai prima nella sua storia il neerlandese è stato usato da tante persone, per parlare o scrivere

di tanti argomenti, in situazioni e contesti così diversi!

Il buono stato di salute del neerlandese risulta anche dall’analisi attenta di alcuni indicatori

importantissimi, anzitutto la sua posizione come lingua ufficiale, sia per legge nel Belgio, sia di fatto

nei Paesi Bassi. Questa posizione è indiscussa e non subisce neanche la pur minima concorrenza. Il

neerlandese è la sola lingua della vita politica, della legislazione, della giustizia, dell’istruzione

pubblica elementare e media, sui giornali e sui grandi media nazionali, pubblici e privati.

Un secondo indicatore importante è che non si verifica alcuna perdita generazionale. Genitori

neerlandofoni che scelgono di allevare i loro bambini solo in inglese sono veramente molto rari.

Inoltre, quei pochi che lo fanno non sono considerati come esempi da seguire, bensì come persone

che si pavoneggiano. Indicativo in questo caso è il paragone con la situazione in cui si trovano i nostri

dialetti. Essi sono quasi dovunque in via d’estinzione. Questo declino ormai ineluttabile si è fatto

veramente drammatico al momento in cui sempre più genitori ritenevano che la lingua che parlavano

fra di loro non fosse più adatta ad essere tramandata ai propri bambini e, quindi, dovesse essere

sostituita dalla lingua standard. In questo modo, in quasi una sola generazione, il dialetto è passato da

varietà più usata nella comunicazione quotidiana ad una varietà sempre più minoritaria, specie fra i

giovani! Per quanto ci risulta, questo fenomeno non si verifica neppure minimamente ai danni del

neerlandese standard.

L’adattamento linguistico dei giovani alloctoni costituisce il nostro terzo indicatore. Quei giovani

adottano il neerlandese - e nessun’altra lingua - come strumento d’interazione con il loro ambiente,

almeno al di fuori della comunità d’appartenenza. Molto spesso questi ragazzi hanno a che fare con

ritardi scolastici in più materie, dovuti ad una padronanza monca del neerlandese, la lingua

d’istruzione nelle scuole. Tuttavia, non c’è dubbio che essi adottino il neerlandese – e nessun’altra

lingua – come strumento di comunicazione. Ricerche scientifiche presso i discendenti dei flussi

migratori meno recenti, per esempio quello italiano nel Belgio e in Olanda dell’immediato dopoguerra,

dimostrano che si ‘dimentica’ velocemente la lingua d’origine e che nell’arco di poche generazioni si

realizza un’assimilazione quasi totale.

L’ultimo fattore indicativo per la posizione forte del neerlandese sono le nuove tecnologie. La nostra

lingua viene inserita nelle nuove tecnologie automaticamente e in modo indiscusso. I problemi che

esistono non sono dovuti a mancanza di buona volontà, ma piuttosto a mancanza dei dati linguistici

necessari per il suo inserimento. Per questo motivo, la disponibilità dei dati descrittivi essenziali nei

formati adeguati all’uso da parte dell’industria è per la Nederlandse Taalunie una delle sfide più

importanti.

Il suddetto quadro deve servire da sfondo per qualsiasi discussione sulla ‘piena’ funzionalità della

nostra lingua e deve proteggerci da una deriva in senso allarmistico.

Lottare per funzioni che il neerlandese non ha mai avuto?

Il neerlandese non è mai stato lingua internazionale, usata anche tra utenti non nativi. Infatti, il

neerlandese non è mai stato neanche lingua ufficiale presso organismi internazionali. L’Unione

europea è l’unica eccezione, e lì il suo uso come lingua di lavoro vera e propria si limita del tutto alle

sedute plenarie del parlamento europeo e alle riunioni ufficiali del Consiglio europeo.

Dunque, trovandosi in situazioni internazionali, i neerlandofoni devono far uso di un’altra lingua. Nel

passato era il francese, il tedesco, l’inglese e - molto prima – il latino. La scelta dipendeva da un

numero di fattori: il pubblico, l’argomento in questione e così via. Oggigiorno la lingua veicolare è

quasi sempre l’inglese. Tuttavia, nella comunicazione internazionale, l’inglese non costituisce alcuna

minaccia per la funzionalità del neerlandese, poiché la nostra madrelingua non ha semplicemente mai

avuto questa funzione. Se parliamo di competizione fra neerlandese e inglese non facciamo dunque

riferimento alla comunicazione settoriale di tipo internazionale. Per questo motivo abbiamo affermato

che la concorrenza fra le due lingue è solo parziale. Di concorrenza vera e propria si può parlare solo

se e quando l’inglese entra in un settore che tradizionalmente appartiene al neerlandese.

Qui ci troviamo di fronte ad una differenza molto importante rispetto a lingue come il francese e il

tedesco, poiché queste ultime possiedono anch’esse una tradizione da lingue internazionali, usate

anche da parlanti non nativi per comunicare fra di loro. Quest’uso è senza dubbio in declino,

certamente da parte dei neerlandofoni. Il suddetto declino è dovuto a mutamenti di natura geopolitica,

vale a dire la posizione dominante degli Stati Uniti sulla scena politica internazionale e nel campo

dell’economia e del commercio, della tecnologia e nel mondo della ricerca scientifica. Non si vede

come questa dominanza dell’inglese possa essere contrastata dalle altre lingue europee che hanno

da sempre questa stessa funzionalità.

A questo punto c’è bisogno di un’ulteriore chiarificazione. Se ho fatto presente che l’inglese usato in

campo internazionale – anche dai neerlandofoni – non costituisce alcuna minaccia per il neerlandese,

mi riferisco solo al suo uso come strumento di comunicazione settoriale. Quest’uso non implica una

piena padronanza dell’inglese in tutti i domini funzionali immaginabili e per qualsiasi registro. Una tale

piena padronanza significherebbe una quasi totale intercambiabilità tra inglese e neerlandese. In

parole povere: in questo caso l’inglese potrebbe sostituire il neerlandese in tutte le situazioni sociali

immaginabili, a scelta dell’utente. Un’eventuale intercambiabilità del genere potrebbe costituire

davvero una minaccia per il neerlandese, poiché potrebbe essere causa di perdite generazionali!

Oltre al cresciuto prestigio dell’inglese negli ultimi decenni, dobbiamo mettere in rilievo un altro

cambiamento ugualmente importante. Fino a pochi decenni fa, la comunicazione internazionale era il

dominio esclusivo di una piccola élite, per esempio del mondo della diplomazia e del commercio

internazionale. Oggigiorno è una necessità per un numero sempre crescente di cittadini. Di

conseguenza sempre più cittadini hanno bisogno dello strumento di una lingua internazionale, e –

date le circostanze menzionate sopra - solo l’inglese è in grado di svolgere questa funzione. I

cambiamenti sociali, come la crescente mobilità della gente e la disponibilità di potenti mezzi di

comunicazione su scala mondiale, stanno cambiando in modo profondo i bisogni linguistici dei nostri

cittadini.

Per questo motivo non possiamo pretendere di tenerli rinchiusi in un habitus monolingue ormai

sorpassato, per il solo motivo che vogliamo difendere la gloria e la vecchia, sorpassata posizione di

dominanza della nostra lingua nazionale.

E le funzioni del neerlandese?

Quindi, tutto bene nel migliore dei mondi? Ovviamente no, poiché in alcuni settori importantissimi che

tradizionalmente sono del neerlandese, l’inglese è entrato in gioco. In questi settori la nostra lingua

sembra perdere sempre più terreno.

Tra tutti i settori dove si può costatare un’erosione del neerlandese, il mondo scientifico è senz’altro

quello più importante. Le pubblicazioni scientifiche nella nostra comunità sono sempre più il dominio

esclusivo dell’inglese. Questo vale anche per le scienze umane ed umanistiche. Perfino chi pubblica i

risultati delle sue ricerche sull’uso degli articoli nel neerlandese lo fa ormai in inglese, anche se i

colleghi a cui si rivolge sono tutti parlanti di neerlandese, se non come lingua materna almeno come

lingua straniera. Il neerlandese è senz’altro anche in ritirata come strumento di comunicazione nelle

lezioni presso le università e gli atenei. Quest’evoluzione ai danni del neerlandese è stata rafforzata

dalle riforme in corso in base alla cosiddetta dichiarazione di Bologna. In Olanda, del resto, sono

sempre più numerose le scuole medie che usano l’inglese accanto al neerlandese come lingua

d’istruzione per materie come storia, matematica e via dicendo.

Poi ci sono le aziende, grandi e piccole, che, per una presunta vocazione internazionale, impongono

l’inglese come lingua aziendale ai loro dipendenti, anche nei casi in cui quei dipendenti siano

solamente in contatto con altri neerlandofoni.

Infine, alcuni settori culturali sono ormai dominati dall’inglese. Fra questi voglio menzionare la musica

leggera, i popolari videogiochi e la cultura giovanile in generale. Poi ci sono i film e i media. A chi da

noi in prima serata sta davanti al televisore e naviga tra i vari canali televisivi, potrebbe venire

l’impressione di trovarsi in Texas o New York. Infatti, solo i sottotitoli gli ricorderanno il fatto che egli si

trova in Olanda o nelle Fiandre!

Quindi, benché il quadro generale non debba dar luogo ad allarmismo, ciò non significa che la

comunità neerlandofona non debba stare all’erta, che la nostra lingua non abbia bisogno di essere

tutelata e sostenuta. Un atteggiamento ‘non interventista’ di ‘lasciar stare, lasciar andare’ potrebbe

essere molto dannoso alla piena funzionalità della nostra lingua.

Dovrebbe intervenire la politica linguistica?

Qui sopra abbiamo espresso la nostra convinzione che sia auspicabile intervenire politicamente. Però,

dobbiamo anche porci la domanda se sia nello stesso tempo legittimo, siccome si tratta pur sempre di

cambiamenti spontanei – per lo più ampliamenti dei cosiddetti forum, delle scene di comunicazione e

interazione. Se i nostri cittadini nei suddetti settori scelgono di sostituire una lingua (il neerlandese)

con un’altra (l’inglese), le loro buone ragioni le avranno! Tutto qui?

No, il discorso non può finire qui. Secondo la Taalunie non è solo auspicabile ma anche legittimo

intervenire politicamente, non tanto per il solo bene e la gloria della nostra lingua come bene culturale

a sé stante che merita di essere conservato, quanto per il bene degli utenti, dei cittadini neerlandofoni.

Le lingue nazionali sono senz’altro quelle maggiormente diffuse fra tutta la popolazione. Per questo

motivo esse possono garantire il più ampio accesso a tutta l’informazione e tutte le fonti del sapere.

Un’eventuale perdita di funzionalità comporterebbe inevitabilmente l’esclusione dei ceti più deboli

dalle fonti d’informazione. Una minore funzionalità delle nostre lingue nazionali comporterebbe

ulteriormente una società a due velocità, un’ulteriore divisione in cittadini di serie A e di serie B.

Durante il convegno di Mannheim A. Christidis del

Centre for Greek Language sosteneva che nellaWhat is needed is a passage from a

cultural

(or multicultural) conception of language to a social conception. Under such a shift ofNoi della Taalunie

lo status planning, o la pianificazione dello status e la posizione (ufficiale) della lingua;

il corpus planning, o la pianificazione dell’insieme dei dati descrittivi fondamentali della lingua e

l’acquisition planning, cioè la pianificazione dell’apprendimento e dell’insegnamento della lingua.

La politica della Taalunie: aspetti che riguardano la posizione del neerlandese

Come vale forse per la maggior parte delle altre lingue nazionali in Europa, il settore dove il

neerlandese è più a rischio è indubbiamente quello dell’insegnamento e della ricerca scientifici. Come

si può tutelare la posizione del neerlandese in questi settori? E come si può sperare di essere efficaci,

vale a dire di contribuire ad un rafforzamento reale e misurabile del neerlandese?

La prima sfida a questo proposito è di far sì che il neerlandese possa rimanere lingua d’istruzione nei

corsi presso le scuole superiori e gli atenei. Secondo la Taalunie non basta imporre il neerlandese

come lingua obbligatoria o proibire l’uso di altre lingue. I nostri istituti si trovano di fronte ad una

competizione internazionale e sentono il bisogno di attirare studenti, professori e ricercatori di altri

paesi. In quest’ambito, una limitazione linguistica troppo forte sarebbe considerata come un ostacolo

all’eccellenza scientifica. Molto probabilmente non sarebbe nemmeno osservata dagli stessi istituti.

Per questo motivo il consiglio consultivo della Taalunie propone di distinguere fra il livello del masters

e quello del bachelors. Il consiglio propone che almeno il bachelors possa rimanere il dominio quasi

esclusivo del neerlandese, con solo poche eccezioni ben definite. Per quanto riguarda il livello del

masters, il consiglio è d’accordo con una maggiore libertà di scelta, secondo le circostanze e i bisogni

degli istituti e soprattutto degli studenti. La proposta include di garantire a tutti gli studenti il diritto di

sostenere gli esami nella propria lingua materna.

Inoltre, la Taalunie cerca in vari modi di sostenere l’uso del neerlandese per pubblicazioni scientifiche,

se non quelle destinate agli addetti ai lavori, almeno nel campo della divulgazione. Un’iniziativa

recente in questo campo è l’assegnazione di un premio per la miglior tesi di laurea.

Questi sono solo alcuni esempi di interventi sulla posizione, lo status della lingua. Si vede che essi

hanno sempre lo scopo di facilitare l’uso del neerlandese e di tutelare i diritti dei suoi utenti. Si cerca

non tanto di proibire l’uso dell’inglese o di altre lingue, quanto di garantire che anche il neerlandese

possa essere usato negli stessi contesti e con uguale efficacia e facilità!

La Taalunie e gli aspetti che riguardano il corpus della lingua

La stessa filosofia è alla base delle nostre azioni nel campo del cosiddetto corpus della lingua, in

primo luogo le azioni che concernono la disponibilità dei dati descrittivi fondamentali del neerlandese.

Questi dati costituiscono una condizione indispensabile per la produzione di strumenti d’uso,

appartenenti alle nuove tecnologie o meno, come per esempio dizionari, grammatiche, sistemi di

ricognizione del linguaggio parlato, sistemi di traduzione automatica e via dicendo. Esempi di risorse

linguistiche a cui la Taalunie ha dato un contributo fondamentale sono i corpus di testi presso l’istituto

di lessicografia neerlandese (Instituut voor Nederlandse Lexicologie, INL), un vasto corpus del

neerlandese parlato e la grammatica generale del neerlandese (Algemene Nederlandse Spraakkunst,

ANS). Come ho già detto nell’introduzione di quest’articolo, non manca certamente la buona volontà

da parte dell’industria di inserire il neerlandese nei nuovi sistemi tecnologici. Però, mancano spesso i

dati necessari, e – date le limitazioni del mercato neerlandofono - i mezzi finanziari per raccoglierli.

Per questo motivo, in una comunità linguistica come quella neerlandofona, ci vuole un ruolo molto

attivo da parte del settore pubblico. La Taalunie svolge esattamente questo ruolo!

Le risorse linguistiche sono la materia prima per lo sviluppo di prodotti da parte del mercato. Per

quanto riguarda i prodotti per i consumatori finali, la politica della Taalunie è piuttosto prudente, poiché

in linea di principio la Taalunie non vuole interferire nei processi e nei rapporti di mercato. Tuttavia, la

Taalunie ritiene di avere un ruolo almeno complementare anche in questo campo. Se si constata che

certe categorie d’utenti abbiano bisogno di certi prodotti e che questi prodotti non vengano sviluppati

dal mercato, la Taalunie può dare impulsi al mercato e può perfino decidere di sviluppare certi prodotti

essa stessa. Negli ultimi anni la Taalunie ha contribuito in modo decisivo a realizzazioni come:

vari dizionari bilingui di qualità tra il neerlandese e:

alcune lingue nazionali d’Europa ‘meno diffuse’ (italiano, svedese, danese, finlandese);

lingue di minoranze culturali all’interno della nostra comunità (arabo, turco)

NL-Translex, un sistema di traduzione automatica tra il neerlandese da una parte e l’inglese e il

grammatiche comparative per parlanti nativi del tedesco e del francese.

La Taalunie e gli aspetti che riguardano l’apprendimento della lingua

Infine, siamo giunti all’apprendimento e all’insegnamento del neerlandese. In questo settore, la nostra

politica è meno autonoma rispetto alle categorie precedenti. Infatti, l’insegnamento del neerlandese è

e rimane la prerogativa dei ministeri dell’istruzione pubblica dei due paesi membri della Taalunie. Le

azioni della Taalunie in questo campo sono dunque complementari rispetto alle politiche nazionali.

L’obiettivo principale delle nostre azioni è di creare delle opportunità flessibili per chi vuole imparare la

nostra lingua, non solo nell’ambito del sistema scolastico ordinario, ma in tutti i modi, formali ed

informali, a tutti i livelli, per tutti coloro che ne hanno bisogno. Fra questi ci sono naturalmente gli

adulti, per esempio nell’ambito della formazione professionale ed aziendale. In questi ultimi anni

abbiamo dedicato particolare attenzione alle nuove tecniche d’insegnamento a distanza, attraverso

Internet, il cosiddetto e-learning, e ai materiali didattici adeguati a questi metodi.

Inoltre, la Nederlandse Taalunie ha svolto un ruolo cruciale nell’ideare e nell’eseguire una cosiddetta

‘politica linguistica sociale’. La maggior parte di queste azioni si situano nell’ambito dell’integrazione di

minoranze culturali. Infatti, esse costituiscono il componente linguistico delle politiche d’integrazione.

Inutile affermare come le suddette azioni rafforzino la posizione del neerlandese come strumento

indispensabile per il pieno inserimento nella società di tutti i cittadini di qualunque appartenenza

culturale. In questo modo esse rafforzano di fatto lo status del neerlandese come lingua nazionale,

perfino nel senso di elemento formativo della nazione.

La dimensione internazionale e la Federazione

Dall’esposizione fin qui svolta si può concludere che una comunità linguistica può già fare molte cose

per tutelare la sua piena funzionalità della propria lingua. Però, negli ultimi dieci anni la Taalunie ha

dovuto constatare che la politica nazionale

1 ha troppi limiti. Certe sfide, importantissime per lafiets’, senza dover digitare traduzioni di questo termine in altre lingue! E sarebbe

Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali

(EFNIL2). Vorrei concludere questo

1

Uso questo termine anche per la politica della Taalunie a favore della comunità neerlandofona,

2

Acronimo del nome in inglese.

Bibliografia

Christidis, A. Ph. (2002) Europäische Hochsprachen und mehrsprachiges Europa. Das Zentrum für die

Griechische Sprache. G. Stickel (Ed.),

Europäische Hochsprachen und mehrsprachiges Europa

(pp. 165-169). Mannheim: Institut für Deutsche Sprache.

Eco, U. (1993).

La ricerca della lingua perfetta, Roma – Bari: Laterza Editori.Mondo globale, mondi locali. Cultura e politica alla fine del ventesimo secolo.

Bologna: Il Mulino.

Giglioli, P. P. & F. Giolo (Eds.) (2000).

Linguaggio e contesto sociale. Bologna: Il Mulino.Institutional Status and Use of(pp. 219-226). Sankt Augustin: Asgard Verlag.Historical Linguistics. A Survey. London: Routlege

Europäische Hochsprachen und mehrsprachiges Europa

(pp. 62 – 71). Mannheim: Institut fürCommunicatief bekeken.(pp. 203 – 209). Mechelen: Kluwer.
Document Actions